Sam Altman, il chief scientist Jakub Pachocki e il co-fondatore Wojciech Zaremba spiegano la nuova fase di OpenAI, promettendo “un livello insolito di trasparenza” su obiettivi di ricerca, prodotto e infrastruttura. La missione resta far sì che l’intelligenza artificiale generale porti benefici a tutti; la visione pratica converge su un “personal AGI” diffuso, fatto di strumenti che le persone usano per creare, lavorare e vivere meglio.
Sul fronte ricerca, OpenAI studia come la scala del deep learning spinga rapidamente le capacità dei modelli, soprattutto con più “test-time compute” (tempo di ragionamento dedicato ai compiti). Nella loro lettura, i sistemi potrebbero arrivare a superintelligenza in meno di un decennio, con una timeline interna precisa: entro settembre 2026 puntano a un assistente di ricerca “livello stagista” capace di accelerare il lavoro dei ricercatori; entro marzo 2028 mirano a un ricercatore automatico in grado di portare avanti progetti autonomi. La sicurezza viene stratificata in cinque aree – dall’allineamento di valori fino alla sicurezza sistemica – con un’enfasi tecnica su “chain-of-thought faithfulness”: mantenere porzioni del ragionamento interno fuori dalla supervisione diretta per studiarle con più fedeltà, anche a costo di esporre agli utenti solo sintesi del ragionamento e non l’intero flusso.
Sul prodotto, l’azienda vuole evolvere dal “super-assistant” dentro ChatGPT a una vera piattaforma su cui terzi costruiscono servizi: un “AI cloud” accessibile via account, con un browser chiamato Atlas e dispositivi hardware previsti nei prossimi anni, oltre alle prime app di casa come ChatGPT e Sora. Due principi vengono messi in testa: libertà di personalizzazione per gli adulti e forte tutela della privacy, con l’idea di norme e garanzie specifiche per l’uso conversazionale dell’intelligenza artificiale nella vita personale.
Per reggere tutto questo, la tabella dell’infrastruttura è ambiziosa. OpenAI dichiara impegni attuali per oltre 30 gigawatt di calcolo e circa 1,4 trilioni di dollari di obbligazioni pluriennali, con partnership che vanno da AMD a Broadcom, Google, Microsoft, Nvidia, Oracle e SoftBank. Mostrano il cantiere del primo sito “Stargate” in Texas e fissano un traguardo aspirazionale: una “fabbrica di infrastruttura” capace di sfornare 1 GW di capacità a settimana con costo obiettivo di 20 miliardi per GW sul ciclo di cinque anni, anche ripensando la robotica per costruire data center.
Novità di governance: nasce OpenAI Foundation, un ente nonprofit che controlla OpenAI Group, una public benefit corporation. La fondazione, che inizialmente detiene ~26% della PBC con possibilità di salire via warrant, impiegherà risorse per iniziative a forte impatto, a partire da un impegno da 25 miliardi per usare l’intelligenza artificiale nella cura delle malattie, e da un programma di “AI resilience” presentato da Zaremba: un ecosistema di organizzazioni pronte a rispondere a rischi e shock generati dall’adozione dei sistemi avanzati, con un’analogia esplicita al percorso compiuto dalla cybersecurity.
La proiezione scientifica è netta: nel 2026 si attendono piccole scoperte fatte dai modelli dell’anno; nel 2028 scoperte medie o persino maggiori. L’idea è comprimere “due secoli di scienza” in poche decadi grazie a catene di scoperte che si impilano, con casi d’uso evocati che vanno da medicine e materiali a energia, robotica ed educazione personalizzata, fino a contenuti creativi di nuova generazione.
Nel Q&A emergono posizioni operative. Sulla dipendenza: disponibilità a ritirare o ricalibrare prodotti che favoriscono usi indesiderati e a ottimizzare l’esperienza sul lungo periodo. Sulla libertà degli adulti: arriva a dicembre una “adult mode” più permissiva per la scrittura creativa, con età verificata come chiave per maggior controllo, e l’impegno a gestire meglio il “routing” tra modelli in situazioni delicate. Sui rapporti tra laboratori: apertura a collaborazione su standard e ricerca di sicurezza, compreso il filone “chain-of-thought faithfulness”. Sull’open source: possibile rilascio “da museo” di vecchi modelli, più che aperture operative su GPT-4. Sull’evoluzione dei modelli: forti avanzamenti attesi nei prossimi mesi; costi dell’“unità di intelligenza” in crollo strutturale, che consente più funzionalità gratuite. Sul business: un’IPO è la traiettoria più probabile per esigenze di capitale; nel medio termine puntano a ricavi annuali nell’ordine delle “centinaia di miliardi”, con enterprise e consumer entrambi cruciali. Sull’AGI: più processo che punto di svolta, già in corso su vari assi; sull’occupazione: il nodo principale diventa integrazione e interfacce, mentre il significato del lavoro futuro si sposta verso la definizione degli obiettivi e delle scelte umane.
Dunque, OpenAI si dà una governance più chiara, raddoppia su piattaforma e privacy, mette sul tavolo una roadmap di ricerca con scadenze ravvicinate e un piano infrastrutturale senza precedenti. L’orizzonte è un’epoca in cui l’intelligenza artificiale accelera la scienza e diventa strato fondamentale dell’economia e della vita quotidiana, con meccanismi di sicurezza tecnici e sistemici pensati per reggere l’impatto.

