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Nel 2024, durante lo sgombero dell’abitazione di Norman Routledge – amico intimo di Alan Turing – i familiari si sono imbattuti in una busta dimenticata, nascosta tra vecchie carte e fascicoli. L’abitazione, nel quartiere di Bermondsey a sud di Londra, custodiva ancora materiale rimasto intatto per decenni: estratti accademici, bozze, copie di pubblicazioni. In un primo momento i documenti sono stati ritenuti privi di particolare interesse, finché una firma chiaramente visibile su uno dei fogli non ha richiamato l’attenzione: Alan M. Turing.

Il materiale si è rivelato essere un insieme prezioso di offprint, cioè copie personali fuori commercio di articoli pubblicati da Turing negli anni Trenta, distribuiti in forma limitata ad amici o colleghi. Il documento più rilevante tra quelli ritrovati è una copia originale di “On Computable Numbers, with an Application to the Entscheidungsproblem”, pubblicato nel 1936, in cui Turing introduce il concetto di macchina universale. Questo saggio, fondamentale per l’informatica teorica, è oggi considerato il punto di origine della moderna teoria della computazione. La copia recuperata, in condizioni eccellenti e firmata dall’autore, è stata messa all’asta nel 2025 e ha raggiunto la cifra di 208.000 sterline. L’interesse suscitato dalla presenza di questa copia è stato immediato, tanto tra gli studiosi quanto tra i collezionisti privati.

Accanto ad essa, è stata rinvenuta anche la copia personale della tesi di dottorato discussa da Turing a Princeton nel 1938, intitolata “Systems of Logic Based on Ordinals”. Il documento, anch’esso firmato, è accompagnato da alcune annotazioni marginali che confermano l’autenticità e il valore storico del reperto. Questa tesi costituisce uno dei lavori più avanzati di logica matematica del periodo, e ha anticipato questioni che sarebbero emerse decenni più tardi nel dibattito filosofico e scientifico sulla formalizzazione del pensiero logico. La copia è stata battuta all’asta per 110.500 sterline.

In totale, la busta ritrovata conteneva circa una dozzina di documenti di grande rilevanza storica: oltre ai due testi principali, vi erano altre pubblicazioni rare, appunti corretti a mano, note di lettura, riferimenti bibliografici, e forse parte di corrispondenza accademica. Secondo le ricostruzioni più accreditate, fu la madre di Turing, Ethel Sara Stoney, a consegnare questi materiali a Routledge dopo la scomparsa del figlio, con l’intento di preservarne l’eredità scientifica e culturale in un contesto privato e protetto. Routledge, noto per la sua riservatezza, non fece mai menzione pubblica di questi documenti, che rimasero conservati nella sua casa fino al momento del ritrovamento.

Il contenuto è stato custodito in modo accurato e, fino al 2024, nessuna istituzione ne era a conoscenza. Una volta autenticati, i documenti sono stati messi in vendita tramite una casa d’aste londinese, ottenendo un successo ben superiore alle aspettative iniziali. Il valore complessivo della collezione ha superato le 465.000 sterline. Ma al di là della valutazione economica, il ritrovamento ha rappresentato un momento importante per la comunità accademica e per gli studiosi della storia della scienza: poter accedere a copie originali, annotate e firmate di alcuni tra i testi più influenti del ventesimo secolo ha offerto nuovi spunti di studio e di interpretazione.

Il ritrovamento nella casa di Bermondsey costituisce un episodio rilevante nella storiografia scientifica. A distanza di decenni dalla morte di Turing, materiali fondamentali per comprendere la genesi dell’informatica e della logica moderna riemergono per via di una semplice operazione domestica. Questo caso mette in evidenza come una parte significativa della memoria scientifica possa ancora trovarsi fuori dagli archivi ufficiali, dispersa in contesti privati, dimenticata in soffitte, armadi o tra carte mai catalogate. La scoperta offre l’opportunità di rivalutare non solo il contenuto dei documenti, ma anche il loro percorso materiale e biografico: come sono arrivati fino a noi, chi li ha conservati, perché non sono mai stati divulgati prima. In tal senso, l’interesse storico si affianca a quello filologico e culturale, contribuendo a ricostruire con maggiore precisione la figura e il pensiero di Alan Turing, oltre la mitologia che negli anni ha avvolto il suo nome.