I più recenti confronti tra i mercati finanziari internazionali mostrano un’evidente sproporzione tra la capitalizzazione delle principali aziende tecnologiche statunitensi e quella delle principali società europee. Il gruppo noto come “Magnificent Seven” negli Stati Uniti supera quota 18 trilioni di dollari, mentre le sette società europee più capitalizzate si attestano appena sopra i 2 trilioni.
A luglio 2025, SAP, Novo Nordisk, ASML, LVMH, Hermès, Nestlé e Roche totalizzano insieme una valutazione intorno ai 2,05 trilioni di dollari. Dall’altra parte dell’Atlantico, Apple, Microsoft, Nvidia, Amazon, Alphabet, Meta e Broadcom superano di oltre nove volte questa cifra, consolidando il predominio americano nelle tecnologie emergenti.
Il divario non è soltanto quantitativo. Negli Stati Uniti il dinamismo economico è fortemente trainato dai settori legati ai semiconduttori, al cloud computing e all’intelligenza artificiale. In Europa, invece, continuano a prevalere comparti consolidati come il lusso, la salute e l’agroalimentare.
Un esempio emblematico è Nvidia, che il 9 luglio ha superato i 4 trilioni di dollari in borsa. Il suo ruolo centrale nello sviluppo dei chip specializzati per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale generativa le consente di primeggiare sia per capitalizzazione che per rilevanza industriale.
A rafforzare la supremazia statunitense contribuiscono piani di investimento di proporzioni eccezionali. Meta, Amazon, Alphabet e Microsoft, ad esempio, prevedono di destinare nel solo 2025 oltre 320 miliardi di dollari a infrastrutture per l’intelligenza artificiale, tra cui centri dati e reti di supporto.
Un segnale d’allarme è arrivato da Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, che ha sottolineato a Dublino il calo della quota europea sul PIL americano, passata dal 90% al 65%. Dimon ha invitato i leader politici europei a reagire con decisione.
Per affrontare questa situazione, la Commissione Europea ha incaricato Mario Draghi di redigere un rapporto strategico che propone un piano da 800 miliardi di euro l’anno in investimenti. Tuttavia, a distanza di mesi dalla pubblicazione, le misure principali suggerite nel rapporto non hanno trovato piena attuazione. Alcune iniziative sono state formalmente avviate — come il Competitiveness Compass e strumenti di coordinamento tra Stati membri — ma gli interventi più ambiziosi, tra cui la creazione di fondi comuni europei e l’emissione di debito congiunto, restano bloccati da resistenze politiche e mancano di un reale supporto operativo e finanziario su larga scala.
Nel frattempo, emergono realtà imprenditoriali che tentano di posizionarsi nel settore. Mistral, startup francese sostenuta dal governo, sta trattando un nuovo round da un miliardo di dollari. Aleph Alpha, con sede in Germania, ha invece superato i 500 milioni di dollari in finanziamenti complessivi.
Tuttavia, senza un cambiamento strutturale nei meccanismi decisionali e senza un rafforzamento della cooperazione tra gli Stati membri, l’Europa rischia di consolidare il proprio ritardo in un’area strategica come l’intelligenza artificiale, che sarà centrale nella definizione delle economie avanzate del prossimo decennio.

