Il 30 giugno, a Montecitorio, un gruppo di imprese italiane ha lanciato un appello semplice ma deciso: fermare l’entrata in vigore dell’AI Act, la nuova legge europea sull’intelligenza artificiale. Secondo i promotori, le regole rischiano di danneggiare chi lavora ogni giorno per costruire soluzioni innovative. con un manifesto che chiede di sospendere temporaneamente l’entrata in vigore dell’AI Act, decine di imprenditori, investitori e centri di ricerca italiani hanno espresso timori che le imminenti scadenze normative possano soffocare l’innovazione delle realtà con risorse limitate.
Nel documento, intitolato «L’IA è futuro, non burocrazia», si denunciano costi annuali di adeguamento stimati in trecentomila euro e l’obbligo di rispettare trentacinque standard tecnici in appena sei-otto mesi. Condizioni, queste, ritenute insostenibili per chi nasce con l’obiettivo di sperimentare rapidamente nuove soluzioni. Tra i firmatari figurano associazioni come ANGI e aziende innovative quali Aptus AI, Empatica e Datapizza, a conferma di un fronte ampio che abbraccia settori che spaziano dalle life-sciences all’edutainment.
L’appello italiano ha trovato un forte riscontro in tutta Europa. La lettera “Stop the Clock”, promossa da Johannes Schildt, fondatore della startup svedese Kry, ha già ricevuto adesioni prestigiose come quelle di Synthesia, Voi, NordVPN, Lovable e di importanti investitori quali EQT Ventures e 20VC. La preoccupazione comune è chiara: senza un periodo di riflessione e riordino, talenti e capitali potrebbero abbandonare l’Europa per destinazioni più attrattive come Stati Uniti e Regno Unito.
Ad amplificare la protesta, a livello istituzionale, si è espresso anche il primo ministro svedese Ulf Kristersson, definendo l’AI Act «confuso» durante un discorso al Parlamento di Stoccolma. Kristersson ha sollecitato Bruxelles a posticipare l’implementazione delle nuove regole finché non saranno disponibili linee guida e standard più precisi.
Parallelamente alla mobilitazione delle startup, anche la grande industria ha preso posizione. CCIA Europe, associazione che rappresenta colossi come Alphabet e Meta, ha chiesto una pausa, sottolineando che le regole sull’intelligenza artificiale generativa, previste per il 2 agosto 2025, sono ancora incomplete. Secondo un recente sondaggio di AWS, oltre due terzi delle aziende europee non hanno ancora chiaro come affrontare le nuove disposizioni.
Il malcontento è particolarmente evidente in Paesi noti per amministrazioni snelle, come Lituania ed Estonia, che propongono un rinvio di un anno per la parte relativa ai modelli di AI general purpose. La Repubblica Ceca ha espresso preoccupazioni simili, sottolineando l’impossibilità per il settore privato di adeguarsi entro i termini previsti.
La Commissione Europea, per bocca della vicepresidente Henna Virkkunen, non esclude la possibilità di un rinvio mirato se i necessari standard tecnici dovessero subire ulteriori ritardi. È stato inoltre riconosciuto il bisogno di semplificare un quadro normativo già affollato, che include anche GDPR e Cybersecurity Act.
Lo scenario rimane quindi aperto: tra la finalizzazione imminente di un codice di condotta sul GPAI e la richiesta ufficiale di inserire una “pausa tecnica” nell’agenda del prossimo Consiglio informale, Bruxelles si trova davanti a una scelta decisiva: procedere senza esitazioni o concedere uno spazio di riflessione.
Questo dibattito tocca la questione della competitività e, al tempo stesso, quella della capacità dell’Europa di definire in modo autonomo il proprio approccio tecnologico. Una sospensione temporanea potrebbe offrire l’opportunità di stabilire regole più chiare e coerenti, capaci di accompagnare la crescita tecnologica invece di frenarne il percorso.
Qui la traduzione in italiano della lettera aperta:
Fermiamo il tempo – Lettera aperta
Alla cortese attenzione della Presidente von der Leyen,
Degli Executive Vice-Presidenti Virkkunen e Séjourné,
E del Commissario Dombrovskis,
L’Europa si è sempre distinta per la capacità di trovare un equilibrio attento tra regolamentazione e innovazione. Questo approccio, ampiamente riconosciuto a livello internazionale, è uno degli elementi fondanti del cosiddetto “modello europeo”. Ed è cruciale soprattutto nel contesto dell’intelligenza artificiale, una tecnologia di trasformazione profonda il cui impatto va ben oltre il settore tecnologico. Proprio come fecero il motore a vapore e Internet, l’AI sta ridefinendo interi settori economici – dall’energia all’industria manifatturiera, dalle scienze della vita alla difesa. In un momento di mutamenti tecnologici, economici e geopolitici senza precedenti, la capacità dell’Europa di guidare lo sviluppo e l’adozione dell’AI sarà decisiva per affrontare le sfide legate alla competitività e alla sovranità, così chiaramente individuate anche da Mario Draghi – in particolare nei comparti industriali più strategici e consolidati.
Purtroppo, questo equilibrio oggi rischia di spezzarsi a causa di normative europee sempre più complesse, sovrapposte e poco chiare. Questo clima normativo mette a rischio le ambizioni europee sull’AI, compromettendo non solo la nascita di leader europei nel settore, ma anche la possibilità, per tutte le industrie, di adottare queste tecnologie su scala competitiva globale.
Per questo motivo – in qualità di leader di aziende europee attive in vari settori e Paesi, che danno lavoro complessivamente a centinaia di migliaia di persone – sentiamo la responsabilità di intervenire pubblicamente.
L’Europa può contare su solidi punti di forza: una base industriale robusta, una grande ricchezza di talenti, una ricerca di livello mondiale, una cultura fondata sull’apertura e sulla collaborazione, e un sistema regolatorio di riferimento. Accogliamo con favore l’AI Continent Action Plan della Commissione e l’impegno dichiarato verso una semplificazione normativa.
Ma ora serve un passaggio concreto dalle intenzioni all’azione. Il prossimo pacchetto digitale omnibus e il digital fitness check devono segnare una svolta decisa verso una regolamentazione più proporzionata e favorevole all’innovazione. La semplificazione normativa dovrebbe riguardare tutte le imprese – dalle PMI alle start-up, dalle scale-up alle realtà consolidate – che potranno così contribuire pienamente allo sviluppo tecnologico, a condizione di poter operare all’interno di regole chiare e prevedibili.
In questo quadro, guardiamo con favore alle recenti discussioni sulla possibilità di rinviare l’applicazione dell’AI Act, vista la necessità di completare ancora linee guida e standard, e mentre i settori coinvolti cercano soluzioni comuni. Per affrontare l’incertezza crescente, chiediamo formalmente alla Commissione di proporre una sospensione (“stop del tempo”) di due anni per l’entrata in vigore dell’AI Act, così da consentire alle aziende di adeguarsi in modo ragionevole e, allo stesso tempo, rivedere e semplificare ulteriormente le disposizioni previste.
La sospensione dovrebbe riguardare sia gli obblighi relativi ai sistemi di AI ad alto rischio, che dovrebbero entrare in vigore da agosto 2026, sia quelli relativi ai modelli di AI di uso generale (general-purpose AI), previsti da agosto 2025, mentre il relativo Codice di Condotta – molto atteso – non è ancora stato pubblicato.
Un rinvio accompagnato da una dichiarazione chiara che la qualità regolatoria viene prima della velocità sarebbe un segnale forte, rivolto agli innovatori e agli investitori di tutto il mondo: l’Europa intende davvero perseguire una strategia fondata su semplificazione e competitività. Nel contesto della revisione complessiva delle normative digitali annunciata dalla Commissione, questo tempo guadagnato consentirebbe anche di definire una strategia di implementazione favorevole all’innovazione e individuare soluzioni pragmatiche per semplificare il quadro normativo, sia per i modelli di AI generali, sia per quelli ad alto rischio, oltre che per il più ampio insieme di regolamenti digitali.
Abbiamo elaborato proposte dettagliate e siamo pronti a collaborare strettamente con la Commissione.
Come rappresentanti di imprese europee profondamente impegnate nel progetto europeo e nello sviluppo di un’AI affidabile, centrata sull’essere umano – che deve necessariamente essere oggetto di regole semplici e applicabili – siamo convinti che l’Europa abbia un’occasione irripetibile per assumere un ruolo guida nell’economia globale dell’intelligenza artificiale.
Un’occasione che potrà essere colta soltanto con azioni immediate, fondate su determinazione e spirito di collaborazione.