I Rotoli del Mar Morto sono antichi manoscritti su pergamena e papiro scoperti a partire dal 1947 nelle grotte di Qumran, vicino al Mar Morto. Comprendono copie di testi biblici in ebraico e aramaico, testi religiosi esterni alla tradizione biblica e scritti che descrivono regole, usi e credenze della comunità che li ha prodotti. Questi manoscritti vengono considerati una delle scoperte più importanti per la storia del giudaismo antico, perché mostrano la trasmissione dei testi sacri in un periodo precedente alla nascita del cristianesimo. Per decenni gli studiosi hanno lavorato per conservarli e interpretarli, ma molti frammenti sono danneggiati, scoloriti o ridotti a piccoli pezzi difficili da ricomporre. Negli ultimi anni il loro studio ha fatto progressi grazie alla digitalizzazione delle immagini e all’uso di strumenti informatici basati sull’intelligenza artificiale, che consentono di analizzare i manoscritti con maggiore precisione rispetto alle tecniche tradizionali.
La digitalizzazione è stata realizzata principalmente dalla Israel Antiquities Authority insieme alla Leon Levy Dead Sea Scrolls Digital Library. Queste istituzioni hanno fotografato migliaia di frammenti utilizzando immagini ad altissima risoluzione e fotografie all’infrarosso. L’infrarosso mette in evidenza l’inchiostro sbiadito che a occhio nudo non si vede più. Le immagini vengono caricate online e sono accessibili anche a ricercatori di altri paesi. Questo ha permesso di sviluppare nuovi metodi di analisi basati su software avanzati e algoritmi di visione artificiale.
Uno dei primi passi dell’analisi digitale consiste nel migliorare la leggibilità del testo. Per farlo si utilizza la fotografia multispettrale, che combina immagini scattate con diversi filtri luminosi. Ogni filtro mette in evidenza informazioni diverse del manoscritto e la loro unione crea immagini più chiare della scrittura originale. Su queste immagini si applicano programmi che separano automaticamente le tracce di scrittura dallo sfondo della pergamena. Questa procedura si chiama binarizzazione e aiuta a isolare con precisione le lettere dall’ambiente che le circonda, eliminando macchie, pieghe o danni del supporto.
Un’altra operazione importante consiste nel ritagliare i frammenti dalle vecchie fotografie d’archivio che contengono righelli, etichette o parti inutili. Algoritmi appositi riconoscono solo il contorno dei pezzi di pergamena e li isolano dal resto dell’immagine. In questo modo si possono analizzare migliaia di frammenti senza dover intervenire a mano su ciascuno di essi. Questo passaggio è indispensabile per preparare i dati alle fasi successive.
L’intelligenza artificiale viene usata anche per studiare la grafia degli scribi che hanno copiato i testi. Nel caso del Grande Rotolo di Isaia, uno dei migliori conservati, l’analisi digitale ha mostrato che non fu copiato da una sola persona. Anche se la scrittura sembra uniforme, l’analisi delle forme delle lettere e dei movimenti della mano ha indicato la presenza di due scribi diversi. Ciò è stato possibile dividendo le lettere in piccole parti e confrontando le loro caratteristiche matematiche attraverso programmi di classificazione.
Un’altra applicazione riguarda la datazione dei manoscritti. Alcuni frammenti sono stati datati con il metodo del radiocarbonio, ma per molti altri questo esame non è possibile. Per questo motivo è stato sviluppato un modello informatico chiamato Enoch. Questo modello confronta le caratteristiche della scrittura di frammenti già datati con quelle di frammenti senza data e propone una possibile collocazione cronologica. Il metodo affianca il giudizio degli esperti e contribuisce a formulare ipotesi più fondate.
Un problema ancora aperto nello studio dei Rotoli del Mar Morto è ricostruire i testi dai frammenti sparsi. L’intelligenza artificiale aiuta a identificare pezzi che potrebbero appartenere allo stesso manoscritto, confrontando forma del bordo, composizione della pergamena, continuità delle fibre e andamento delle righe di testo. I risultati vengono poi verificati da studiosi esperti, che valutano se la proposta di ricomposizione è plausibile.
In alcuni casi i frammenti sono arrotolati e fragili e non possono essere aperti senza rischiare di distruggerli. In queste situazioni si usa la micro‑tomografia a raggi X, una tecnica che permette di vedere l’interno del rotolo senza toccarlo. Il computer ricostruisce un modello tridimensionale del frammento e poi ne appiattisce virtualmente la superficie, così da rendere visibile la scrittura nascosta. Questo processo è stato applicato con successo al rotolo di En‑Gedi e sta iniziando a dare risultati anche su alcuni frammenti di Qumran.
Esistono anche programmi di riconoscimento automatico della scrittura che aiutano a trascrivere il testo. Questi sistemi analizzano le lettere e propongono una lettura, indicandone il livello di sicurezza. Sono strumenti utili per velocizzare il lavoro, ma richiedono sempre il controllo di uno specialista, poiché molte lettere ebraiche antiche sono simili tra loro e cambiano forma a seconda dello scriba.
Il progresso di queste tecnologie è possibile grazie alla condivisione dei dati e dei metodi di ricerca. Le immagini digitali dei rotoli sono disponibili online insieme a descrizioni accurate delle procedure di acquisizione. Gruppi di ricerca di diversi paesi pubblicano i propri algoritmi e spiegano come sono stati ottenuti i risultati. Questo permette ad altri studiosi di verificare le analisi e proporre miglioramenti.
Nonostante i progressi, ogni fase dello studio digitale presenta margini di errore. Alcune immagini sono difficili da allineare, alcune binarizzazioni eliminano parti utili del testo e alcuni algoritmi di riconoscimento sbagliano interpretazione. Per questo motivo la collaborazione tra strumenti informatici e competenza umana rimane essenziale. Gli specialisti della scrittura antica, della lingua ebraica e della storia dei testi continuano a svolgere un ruolo decisivo.
Oggi è possibile leggere parole prima invisibili, capire meglio come erano organizzati i manoscritti, avanzare ipotesi sulla loro datazione e proporre ricostruzioni più attendibili. Nei prossimi anni si prevede un ulteriore sviluppo dei modelli di analisi e la creazione di edizioni digitali sempre più complete, in cui immagini, testo e collegamenti tra frammenti saranno consultabili in un’unica piattaforma di studio.
