Channel 4 ha scritto una pagina destinata a restare nella storia della televisione britannica trasmettendo Will AI Take My Job?, uno speciale del programma Dispatches interamente condotto da un presentatore generato con intelligenza artificiale. Per l’intera durata della puntata, la figura sintetica ha guidato inchieste, servizi e interviste mantenendo un tono realistico, una dizione impeccabile e un linguaggio corporeo sorprendentemente naturale. Solo nel finale è arrivata la rivelazione: il conduttore che aveva accompagnato il pubblico non era umano. Con questo colpo di scena, la rete ha voluto rendere tangibile la velocità con cui le nuove tecnologie stanno ridisegnando i confini della comunicazione visiva e del giornalismo.
L’esperimento, ideato da Kalel Productions e sviluppato con la piattaforma tecnologica del marchio Seraphinne Vallora, ha un valore simbolico e dimostrativo. Gli sviluppatori hanno costruito un modello 3D realistico, addestrato per riprodurre movimenti del viso, micro‑espressioni e inflessioni vocali credibili. Il risultato è stato un “digital human” in grado di sostenere inquadrature frontali e dialoghi diretti con il pubblico, mostrando come l’intelligenza artificiale possa creare presenze televisive completamente virtuali ma convincenti. La produzione ha combinato reti neurali di generazione vocale, sistemi di motion capture e rendering in tempo reale per ottenere un effetto fluido, senza alcun attore dietro la scena.
Lo scopo del documentario era duplice. Da un lato raccontare, con tono divulgativo e ritmo giornalistico, in che modo l’intelligenza artificiale stia già trasformando il mercato del lavoro. Dall’altro, offrire un esempio pratico di come la sostituzione tecnologica possa riguardare persino uno dei mestieri più simbolici del piccolo schermo: il presentatore. Durante la puntata sono stati mostrati casi concreti di automazione in settori professionali molto diversi, dalla medicina all’assistenza legale, dall’industria musicale alla moda, dove l’AI viene sempre più utilizzata per generare testi, immagini, melodie o decisioni operative. Secondo i dati riportati nel programma, circa tre quarti dei datori di lavoro britannici dichiarano di aver introdotto strumenti di intelligenza artificiale per mansioni che, fino a poco tempo fa, erano svolte esclusivamente da persone.
La scelta di mantenere il segreto fino alla fine ha avuto anche un significato mediatico preciso: misurare la reazione del pubblico di fronte a una figura sintetica credibile, capace di trasmettere empatia e autorevolezza. Molti spettatori non si sono accorti di nulla fino alla rivelazione, segno di quanto la distanza tra l’essere umano e la sua simulazione digitale si stia riducendo in modo vertiginoso. Tuttavia, Channel 4 ha precisato che questa sperimentazione non inaugura una nuova linea editoriale e non sostituirà i giornalisti reali. È stata piuttosto un modo per sollevare domande cruciali sulla fiducia, sull’identità e sull’etica della comunicazione contemporanea.
Con Will AI Take My Job?, la rete ha voluto offrire una riflessione sul futuro dei media, mostrando in tempo reale ciò che la tecnologia è già in grado di realizzare. L’episodio rimane così un punto di riferimento per capire quanto il racconto televisivo possa evolvere, integrando strumenti generativi senza rinunciare alla responsabilità umana nel controllo dei contenuti. In un momento in cui reale e artificiale si confondono sempre più, Channel 4 ha scelto di non temere la sperimentazione, ma di trasformarla in un’occasione per interrogare il pubblico sul significato stesso di autenticità nell’era digitale.

