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La grande fuga dal libro: vendite a picco in Italia mentre la lettura si sposta online

L’inizio del 2025 segna un brusco risveglio per l’editoria italiana. Nei primi tre mesi dell’anno sono state vendute circa 810 mila copie di libri in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In termini percentuali si parla di un calo del 3,4% delle vendite (sia in copie che a valore), equivalente a una contrazione di quasi 12 milioni di euro di spesa dei lettori. Questa flessione, quantificata dall’Associazione Italiana Editori (AIE) con rilevazioni Nielsen, è considerata un segnale allarmante: “il calo del 3,4% è preoccupante: quasi un milione di copie in meno acquistate” ha dichiarato l’AIE, tanto che la crisi sarà oggetto di discussione al Salone del Libro di Torino tra il presidente degli editori Innocenzo Cipolletta e il Ministro della Cultura. Si preannuncia insomma un anno nero per il mondo del libro, in continuità con la tendenza negativa già emersa nel 2024 (chiusosi anch’esso in flessione, con un -1,5% a valore, pari a 23 milioni di euro persi). Gli operatori del settore, dagli editori ai librai, descrivono un panorama cupo, privo di segnali di ripresa, e chiedono interventi urgenti per arginare quella che appare come una crisi strutturale del mercato editoriale italiano.

Un mercato del libro in crisi nera

Le cause del crollo delle vendite sono molteplici e interconnesse. Da un lato, fattori contingenti hanno aggravato la situazione: il recente taglio del “bonus cultura” per i diciottenni e la riduzione dei fondi statali alle biblioteche hanno sottratto al mercato importanti fette di acquisto garantito, contribuendo al calo di copie vendute. Secondo i dati AIE, la fine di questi incentivi ha comportato decine di milioni di euro di mancate vendite, colpendo in particolare i piccoli editori e riducendo il ricambio generazionale dei lettori. Anche l’e-commerce librario segna il passo: dopo la crescita durante la pandemia, il 2024 ha visto una contrazione delle vendite online di libri (Amazon in testa) per oltre 26 milioni di euro, solo parzialmente compensata da una lieve ripresa delle librerie fisiche. In sintesi, il sistema editoriale italiano sta rallentando, stretto tra un pubblico che compra meno libri e l’assenza di interventi strutturali efficaci: mentre al Lingotto di Torino si celebra il rituale annuale del Salone del Libro, fuori dalle sale convegni i numeri dipingono una realtà durissima per chi produce e vende libri.

A rendere ancor più drammatica la congiuntura è il contesto socio-economico: l’inflazione e l’erosione del potere d’acquisto spingono molti potenziali acquirenti a rinunciare all’acquisto di libri, considerati beni non essenziali, oppure a rivolgersi ad alternative più economiche. Il prezzo medio di un libro nuovo si aggira ormai sui 15-16 euro e continua a salire, un investimento non da poco per famiglie e giovani già alle prese con budget ridotti. Di fronte a queste difficoltà, una quota crescente di italiani sta abbandonando l’abitudine di comprare libri, senza però rinunciare alla lettura in sé. È qui che si apre un paradosso cruciale per inquadrare la crisi: se da un lato le librerie sono sempre più vuote, dall’altro gli italiani non hanno smesso di leggere – hanno solo cambiato cosa e come leggono, spostandosi verso l’universo digitale.

Lettori italiani: meno acquisti, più contenuti digitali

Che fine hanno fatto i lettori perduti delle statistiche editoriali? La risposta va cercata online. Oggi l’Italia presenta uno scenario in cui chi compra libri è una minoranza, ma l’accesso a informazioni e storie attraverso internet è più vivo che mai. Solo circa il 42,7% degli italiani legge libri in formato cartaceo (e un 13,4% legge e-book), mentre percentuali ben più alte di cittadini si informano e intrattengono tramite contenuti digitali gratuiti o a basso costo. La penetrazione di internet e social media è capillare: l’88% degli italiani utilizza abitualmente la rete e ben 82,4% è utente dei social network. In parallelo crolla la fruizione dei media tradizionali: appena un italiano su quattro legge un quotidiano cartaceo, mentre i lettori di notizie sui siti web e portali d’informazione raggiungono ormai il 58% della popolazione. In altre parole, l’ecosistema dell’attenzione si è spostato sul digitale. Il tempo che un lettore medio dedicava un tempo al libro o al giornale, oggi viene assorbito dallo schermo dello smartphone, tra articoli online, social media, newsletter e blog.

Questo cambiamento radicale nei comportamenti di consumo spiega in parte la crisi dell’editoria tradizionale: i lettori ci sono ancora, ma migrano altrove. Perché spendere 20 euro in libreria, quando con pochi clic si possono trovare approfondimenti gratuiti su qualsiasi tema, racconti e contenuti narrativi disponibili online, oppure ebook scontati? La concorrenza non viene più solo dai “soliti” altri media (cinema, TV, videogiochi), ma da un’offerta sterminata di testi digitali. Ogni giorno milioni di italiani scorrono feed di notizie aggiornati in tempo reale, leggono post su Facebook o Twitter in cui vengono spiegati i fatti del giorno, o articoli di blog specializzati che approfondiscono argomenti di nicchia con una competenza spesso pari a quella dell’editoria tradizionale. Il tutto gratuitamente o quasi, finanziato dalla pubblicità, dal crowdfunding o da abbonamenti molto economici. In questo nuovo panorama, l’atto stesso del “leggere” non coincide più con l’acquisto di un libro: si legge lo schermo, più che la pagina.

Infine, una parte consistente del pubblico consuma narrativa e contenuti culturali attraverso i social network stessi. Nonostante la fama di superficialità, alcune piattaforme ospitano vere e proprie comunità di lettori e creatori di contenuti di qualità. Su Instagram, ad esempio, spopolano profili dedicati alla divulgazione (storica, scientifica, artistica) che propongono lunghe didascalie ben scritte, quasi fossero micro-saggi, raggiungendo decine di migliaia di persone. Su Facebook gruppi e pagine letterarie permettono a scrittori emergenti di condividere racconti e poesie con un pubblico ampio, ottenendo feedback immediati dai lettori. Su Twitter (X) si è affermata la pratica dei thread: sequenze di tweet che sviluppano ragionamenti complessi o raccontano una storia pezzo per pezzo – una forma di narrazione frammentata ma efficace nell’incollare gli utenti allo schermo. Ci sono divulgatori scientifici che su Twitter spiegano temi complicati come farebbero in un saggio divulgativo, ed esperti di politica internazionale o economia che offrono analisi dettagliate in forma di post sui social, competendo di fatto con le tradizionali riviste di settore. In sintesi, il lettore italiano medio oggi ha a disposizione una biblioteca virtuale infinita, accessibile ovunque e in qualunque momento: un flusso di contenuti testuali (oltre che audio e video) che cattura la sua attenzione e lascia sempre meno spazio – mentale, temporale ed economico – all’acquisto e alla lettura dei libri tradizionali.

Nuove forme di narrazione: dal libro alle piattaforme digitali

La rivoluzione digitale non sta trasformando solo il modo in cui gli italiani si informano, ma anche il modo in cui fruiscono di storie e narrativa. Accanto al calo nelle vendite di romanzi e saggi, assistiamo al fiorire di piattaforme alternative di narrazione che attraggono soprattutto il pubblico più giovane. Un caso emblematico è quello di Wattpad, la più grande piattaforma mondiale di storytelling sociale, diffusasi ampiamente anche in Italia. Wattpad ospita milioni di racconti originali scritti da utenti di tutto il mondo e vanta oltre 80 milioni di lettori registrati globalmente, con un’utenza predominante di adolescenti e under-20. Su questa piattaforma si legge solo a schermo: storie spesso pubblicate a puntate, con nuovi capitoli rilasciati periodicamente, che i lettori seguono con passione commentando e votando. La cosa davvero innovativa è che il pubblico stesso partecipa al processo narrativo: attraverso commenti e feedback in tempo reale, i lettori possono influenzare l’andamento della storia, sostenendo trame e personaggi preferiti. Si crea così un rapporto interattivo autore-pubblico impensabile nel circuito editoriale tradizionale. E non si tratta solo di scritture amatoriali destinate a rimanere online: sempre più spesso le piattaforme di narrazione digitale diventano incubatori di bestseller. Ciò dimostra come le nuove forme di lettura online possano ribaltare i percorsi tradizionali: invece di essere l’editoria a dettare ai lettori cosa leggere, sono talvolta le comunità di lettori online a indicare all’editoria quali storie meritano di essere pubblicate su carta.

Ciò che colpisce è che la fruizione delle storie diventa parte di un’esperienza comunitaria: il libro non è più solo un oggetto da leggere in solitudine, ma il fulcro di un dialogo continuo online. Analogamente, su piattaforme come Reddit o Telegram fioriscono gruppi di storytelling collaborativo, dove utenti serializzano racconti a più mani o discutono ogni dettaglio di saghe letterarie. Perfino il fumetto e la graphic novel, tradizionalmente di nicchia, hanno trovato nuova vita grazie al web: webcomics e vignette condivise su Instagram o Facebook raggiungono vasti pubblici, e il fumetto giapponese (manga) è ora disponibile in traduzione digitale istantanea, conquistando nuovi lettori giovani che poi magari cercano l’albo in libreria.

Ll’ecosistema della narrativa si sta ridefinendo. Le giovani generazioni mostrano un comportamento di lettura fluido e transmediale: passano con disinvoltura dai libri ai contenuti online, dai romanzi alle serie TV tratte da essi, dai fumetti ai videogiochi narrativi. La commistione di linguaggi è per loro naturale e anzi apprezzata. Per un adolescente di oggi, leggere una saga fantasy può significare sia sfogliare il volume cartaceo sia seguire i commenti dei pari su Discord, sia leggere fanfiction derivate su Wattpad. L’esperienza narrativa si espande ben oltre le pagine stampate, inglobando community online, contenuti aggiuntivi digitali, meme e discussioni social. Il libro, insomma, non è più il solo contenitore di storie: è uno dei tanti nodi di una rete più ampia in cui la narrazione circola. Questo cambiamento culturale è epocale e pone sfide enormi all’editoria tradizionale, che rischia di perdere contatto con i nuovi lettori se non riesce a parlare il loro stesso linguaggio multipiattaforma.

Ripensare l’editoria: digitale, comunità e intelligenza artificiale

Di fronte a questa rivoluzione silenziosa – un pubblico che legge tantissimo, ma quasi sempre al di fuori dei canali tradizionali – l’industria editoriale è chiamata a un profondo ripensamento. La crisi attuale delle vendite di libri cartacei non va letta solo come un dato economico negativo, ma come il sintomo di un cambiamento sistemico nei consumi culturali. Per reagire e tornare a intercettare i lettori, gli editori dovranno esplorare nuovi modelli sostenibili, abbracciando con decisione il digitale e l’innovazione.

Un’altra frontiera inevitabile da esplorare è quella dell’Intelligenza Artificiale. L’AI sta già rivoluzionando molti settori e l’editoria non farà eccezione. Invece di temerla come un nemico (ad esempio la prospettiva di algoritmi che scrivono romanzi su misura può spaventare gli autori), gli editori potrebbero integrarla come alleato creativo e produttivo. Già oggi esistono modelli generativi capaci di scrivere articoli o brevi racconti; alcune redazioni internazionali usano l’AI per produrre automaticamente notizie su dati finanziari o cronaca sportiva. In ambito librario, l’intelligenza artificiale potrebbe essere impiegata per ottimizzare i processi editoriali: dalla traduzione automatica di opere (rendendo immediata la distribuzione internazionale di un libro) alla produzione di audiolibri con voci sintetiche avanzate, fino all’analisi dei gusti del pubblico per orientare meglio le scelte editoriali. Ma soprattutto, l’AI apre la porta a nuove forme di narrazione interattiva. Si può immaginare, in un futuro non lontano, di pubblicare storie dinamiche in cui il lettore interagisce con un chatbot narrativo – una sorta di “assistente letterario” – che permette di esplorare trame alternative, approfondire il background dei personaggi o persino co-creare alcuni elementi della storia. Un romanzo potrebbe diventare un ambiente in cui il lettore si muove, guidato dall’AI, anziché un testo fisso da pagina 1 a pagina 300. Queste sperimentazioni, oggi agli albori, potrebbero rappresentare domani un modello editoriale innovativo capace di combinare la qualità narrativa con il coinvolgimento personalizzato tipico dei media digitali.

Naturalmente, la transizione non è semplice né indolore. Per essere sostenibile, l’editoria dovrà trovare modi di monetizzare questi nuovi consumi: modelli misti che integrino vendite tradizionali, abbonamenti digitali, crowdfunding dai lettori più appassionati, eventi dal vivo e online, merchandising e così via. L’intelligenza artificiale potrà aiutare anche su questo fronte, ad esempio ottimizzando le strategie di pricing (prezzi dinamici per ebook e edizioni cartacee), o intercettando nicchie di lettura poco servite su cui costruire offerte mirate.

Il netto calo delle vendite di libri in Italia nei primi mesi del 2025 suona come un campanello d’allarme che non si può ignorare. Dietro ai numeri impietosi (–3,4% nelle vendite, quasi un milione di copie in fumo) c’è una trasformazione profonda nei comportamenti dei lettori italiani. La crisi editoriale, per quanto grave, va letta in controluce: non è semplicemente “gente che non legge più”, ma gente che legge diversamente. I lettori ci sono, eccome – navigano tra newsletter, blog, social, fanfiction e mille altri rivoli di testi digitali – ma sfuggono alle vecchie reti dell’industria del libro. Per seguirli nei nuovi mari aperti del digitale, serviranno nuove rotte editoriali. Sarà necessario un mix di coraggio e creatività: sperimentare linguaggi, formati e piattaforme, mettere la comunità dei lettori al centro e sfruttare le potenzialità della tecnologia e dell’AI per arricchire l’esperienza di fruizione. L’editoria del futuro, integrata e sostenibile, potrebbe non assomigliare molto a quella a cui eravamo abituati – potrebbe essere più interattiva, diffusa e personalizzata. Ma se saprà mantenere al cuore la qualità dei contenuti e il valore della narrazione, potrà trovare una nuova vita anche nell’era digitale, trasformando la crisi attuale in un’opportunità di rinascita e innovazione.